L'elettronica di potenza si occupa della regolazione della potenza erogata a un carico che lavora con tensioni e/o correnti elevate mediante componenti elettronici. Questa soluzione è superiore a quella che fa uso di componenti elettromeccanici come relè e contattori perché questi ultimi:
La soluzione circuitale e i componenti da utilizzare si scelgono in base ai valori di corrente e tensione e al tipo di circuito - in alternata o continua.
I principali componenti utilizzati sono:
I transistor sono indicati per potenze minori (fatta eccezione per gli IGBT) e circuiti in continua. L'impiego è quello da interruttore dove il transistor si comporta:
In entrambi i casi si ha una dissipazione di potenza sul componente calcolabile con:
Questa potenza è contenuta, perché i valori di VCEsat e Ron sono molto bassi (meno di un Volt e meno di un Ohm per transistor di potenza), ma non trascurabile e va dissipata sotto forma di calore ceduto all'ambiente (facilitata se si installa un dissipatore)1).
Il pilotaggio dei transistor è abbastanza semplice e richiede piccole correnti, erogabili anche da porte logiche. In entrambi casi con tensione nulla si ha lo stato OFF mentre per lo stato ON:
I MOSFET sono molto utilizzati per pilotare carichi di potenza perché:
I BJT di potenza hanno sempre un guadagno in corrente hFE minore di quelli di segnale (minore di 100). Per pilotare correnti elevate con piccole correnti si può ricorrere ai BJT Darlington. Si tratta di due BJT con il collettore il comune e l'emettitore del primo collegato alla base del secondo.
Questa configurazione equivale ad un BJT con un guadagno che è il prodotto dei due guadagni e una VCEsat aumentata di 0,7 Volt (pari alla VBE del secondo transistor).
Gli IGBT (insulated gate bipolar transistor) sono un particolare tipo di transistor che combina un MOSFET in ingresso e un BJT in uscita. Questa soluzione sta soppiantando le precedenti tecnologie nelle applicazioni in commutazione per potenze medio-alte (inverter, alimentatori) perché offre sia i vantaggi dei BJT (tensioni di lavoro elevate e bassa VCE) che quelli dei MOSFET (alta impedenza di ingresso e facilità di pilotaggio).
Vedi anche:
I tiristori in senso stretto sono gli SCR ma spesso, con questo termine, si intendono anche altri componenti a semiconduttore della stessa famiglia come i DIAC, i TRIAC e i GTO. Questo tipo di dispositivi si usano prevalentemente in alternata (fanno eccezione i GTO) e richiedono un circuito di innesco per il loro pilotaggio.
L'SCR (Silicon Controlled Rectifier) è un diodo controllato che dispone di un terzo terminale, oltre ad anodo e catodo, detto gate.
Per portare in conduzione un SCR occorre:
La corrente applicata al gate che porta in conduzione l'SCR non è più necessaria una volta avvenuto l'innesco. Per spegnere l'SCR bisogna che la corrente tra anodo e catodo scenda sotto un valore minimo detto corrente di mantenimento IH (holding current) o che si inverta la tensione tra anodo e catodo. Questo tipo di funzionamento permette di pilotare un SCR (quindi grandi correnti) con correnti impulsive di breve durata ma presenta una serie di complicazioni per l'innesco e lo spegnimento.
Il funzionamento in realtà è più complesso ed è descritto da questa caratteristica.
Come si vede, per entrare in conduzione, è necessario superare la corrente di latching IL; inoltre un SCR può entrare in conduzione anche senza corrente di gate se la tensione tra anodo e catodo supera la tensione di breakover VBO. Questa condizione indesiderata di auto-innesco potrebbe verificarsi anche in seguito a brusche variazioni di tensioni - ad esempio per fenomeni induttivi - e va evitata ricorrendo a circuiti smorzatori da porre in parallelo all'SCR.
La serie RC smorza le brusche variazioni di tensione limitandole anche in ampiezza. L'impiego di una resistenza permette di regolare lo smorzamento del circuito ma comporta una dissipazione di potenza3).
Lo spegnimento di un SCR non è problematico nelle applicazioni in corrente alternata4), perché ogni mezzo periodo la tensione si inverte portandolo in interdizione. L'innesco invece deve essere sincronizzato con la semionda positiva; questo richiede un apposito circuito di innesco in grado di accendere l'SCR al momento giusto in modo da regolare la potenza.
La figura seguente illustra questo tipo di regolazione, detta a controllo di fase.
L'impulso di gate, regolato e sincronizzato con la tensione di alimentazione con un apposito circuito di innesco, porta in conduzione l'SCR nella semionda positiva, parzializzando la tensione e regolando così la potenza al carico. Si chiama:
Regolando l'angolo di innesco si ritarda l'entrata in conduzione dell'SCR regolando la potenza.
Un possibile circuito5) che realizza il controllo di fase è quello in figura (qui la simulazione per Multisim, qui il calcolo dell'angolo di innesco).
Il ramo con la resistenza variabile e il condensatore permette di innescare l'SCR nel momento desiderato (aumentando la R la carica del condensatore rallenta e l'innesco avviene più tardi); il diodo fa sì che la tensione sul gate sia solo positiva.
Un circuito migliore è questo:
Naturalmente l'SCR non può condurre durante la semionda negativa quindi la potenza massima sarà al massimo la metà di quella disponibile. Per ovviare a questo problema è possibile usare due SCR in opposizione oppure un altro tipo di tiristore, il TRIAC (o un raddrizzatore a ponte tra alimentazione e circuito). Un'altra soluzione è quella di anteporre un ponte a diodi integrato al circuito con l'SCR.
Gli SCR, essendo diodi controllati, sono sostanzialmente dispositivi unidirezionali. I TRIAC6) son dispositivi con caratteristiche simili ma bidirezionali. Si comportano come due SCR in antiparallelo con un unico terminale di gate. La caratteristica di un TRIAC è simile a quella di un SCR ma si differenzia perché:
Come per l'SCR occorre tener conto della corrente di mantenimento IH, sotto la quale il TRIAC si spegne, e della tensione di breakover VBO, oltre la quale il TRIAC si innesca anche in assenza di corrente sul gate.
Il simbolo del TRIAC è rappresentato in figura:
Come si vede non c'è un catodo ma due anodi, chiamati A1 e A2 (ma anche T1 e T2 o MT1 e MT27)), e un terminale di gate G. E' importante osservare che i TRIAC hanno comunque un verso; MT1 e MT2 non sono interscambiabili e la corrente del gate deve provenire dal lato di MT2 (il gate deve essere a un potenziale positivo rispetto a MT1).
I DIAC sono componenti bidirezionali come i TRIAC ma privi del terminale di gate. Senza una corrente di inesco entrano in conduzione solo superando la tensione di breakover, che ha un valore tipico intorno ai 30 Volt. Il simbolo di un DIAC è questo:
L'impiego più comune dei DIAC è nei circuiti di innesco dei TRIAC per generare una corrente di gate sincronizzata con la tensione alternata che sarà parzializzata con il TRIAC.
Il circuito che segue contiene un TRIAC che regola la potenza su un carico (ad esempio una lampada) con controllo di fase; per l'innesco viene utilizzato un DIAC.
Alcune osservazioni:
Qui un video di un circuito dimmer con TRIAC e controllo di fase8).
Il circuito è questo:
Nel video il circuito è alimentato con tensione elevata ricavata da quella di rete e regolata con un variac, cioè un autotrasformatore con rapporto spire regolabile. Negli autotrasformatori manca però l'isolamento quindi per usare l'oscilloscopio serve un trasformatore d'isolamento a monte del variac che renda flottante la tensione di alimentazione. L'oscilloscopio usa due canali per tracciare il segnale a monte del carico (tensione di rete in giallo) e a valle e sonde con attenuazione 10x. Con il menu 'MATH' facendo la differenza tra i due segnali si traccia la tensione al carico (rossa).
NB il riferimento dei due canali dell'oscilloscopio è collegato al meno dell'alimentazione ma questo si può fare solo se c'è di mezzo un vero trasformatore, con primario e secondario elettricamente isolati tra loro. Con un autotrasformatore infatti il “meno” dell'alimentazione è collegato al neutro e può avere un potenziale diverso rispetto a quello della massa dell'oscilloscopio, che è collegata a terra9). Se i due potenziali non coincidono si ha un corto tra i due punti e interviene il differenziale. UPDATE Col recente acquisto della sonda differenziale Testec TT-SI 9001 non è più necessario il trasformatore di isolamento né l'uso di due canali con la funzione math.
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