Qui il testo della prova.
Si tratta di una prova tutto sommato facile. Non c'è il condizionamento di segnale ma c'è il dimensionamento di un MAT e qualcosa sugli impianti industriali che negli anni passati non capitava quasi mai.
Ci sono molte informazioni che non saranno utili ai fini della soluzione della prova, ad esempio:
E' necessario fare delle ipotesi, ad esempio:
INGRESSI DIGITALI
USCITE DIGITALI
INGRESSI ANALOGICI
Per la pressione viene usato un sensore Pirani con uscita logaritmica. Il calcolo dei valori di tensione corrispondenti alle soglie di pressione è facile e non è necessario condizionare il segnale visto che l'uscita è tra 0,5 e 8,5V e gli ingressi analogici dei PLC sono tipicamente tra 0 e 10V.
TIMER E CONTATORI
La potenza richiesta all'albero del riduttore si calcola come coppia per velocità di rotazione:
`P=C cdot omega=C cdot {n dot 2 pi}/{60}= {130 cdot 40 cdot 2 pi}/60 ~=550W`
Il rapporto di riduzione si ottiene procedendo per tentativi considerando la velocità dei tre gruppi di motori (da sei, quattro e due poli) e dividento per la velocità richiesta in uscita (40 rpm). Per il primo gruppo vale:
`i = 950/40~=24`
Dalla tabella dei riduttori si ottiene il rendimento corrispondente al rapporto di riduzione più vicino. Ad esempio con i=25 risulta ƞ = 44%. Si calcola la potenza minima richiesta al motore come rapporto tra la potenza all'albero del riduttore e il rendimento del riduttore quindi:
`P_m = 55/0.44~=1200 W`
Quindi si sceglie un motore con potenza nominale superiore al valore calcolato: il motore 3 o il quattro.
Il testo riporta una figura con uno schema di potenza e uno di comando del motore. Si può partire da quello prevedento le solite protezioni impiegate nell'azionamento dei motori (relè termico, magnetotermico, differenziale a monte, ecc.). Per il PLC si fa il solito disegno che evidenza ingressi e uscite.
Il diagramma SFC che rappresenta l'algoritmo di gestione della macchina potrebbe essere il seguente. Il testo non dice cosa succede quando termina il ciclo; qui si suppone che porta si apra e si attende la pressione di P3 per chiuderla e tornare al passo P0.
Si ipotizza che KA sia in contatto normalmente chiuso di guasto dell'inverter. La parte evidenziata è la classica marcia arresto di MAT dove:
Dall'esame del grafico si deduce che:
Il quesito uno è apparentemente un quesito di robotica. In realtà basta fare qualche considerazione su quale robot utilizzare (uno SCARA forse è la scelta più adatta) e calcolare di conseguenza le dimensione dei bracci.
Si tratta di completare uno schema funzionale a partire da un diagramma temporale. Mancano un temporizzatore e due contattori. Non è complicato, basta riflettere un po' e cercare i simboli nel manuale del perito.
Si copia dal manuale del perito perché l'argomento non lo trattiamo di solito.
Si possono scrivere delle considerazioni generali sulle motivazioni, i vantaggi e gli svantaggi dei sensori con uscita in corrente. Per l'interfacciamento si disegna il convertitore corrente tensione già visto per condizionare il sensore di temperatura AD590.