Premessa: La trattazione si discosta leggermente da quella del libro di testo, approfondendo alcuni aspetti sugli strumenti per le misure elettriche e sorvolando su alcuni (parti teoriche più complesse e strumenti per misure non elettriche)
Le misure servono ad ottenere informazioni sulle proprietà o qualità di oggetti o fenomeni fisici e a quantificarli con delle grandezze. Il risultato di una misura è un numero accompagnato da una unità di misura. Il numero è il risultato della comparazione tra la grandezza misurata e un termine di paragone (l'unità di misura).
Per misurare quanto è lunga una penna mi serve uno strumento adatto a misurare la grandezza lunghezza, come il righello. Lo strumento presenta una scala graduata con un'indicazione numerica dei centimetri e una divisione (cioè una tacca) per ogni millimetro. Allineando una estremità della penna con l'inizio della scala è possibile leggere la lunghezza sulla scala graduata in corrispondenza dell'altra estremità. Se il risultato è 12,3 cm questo significa che la penna è 12,3 volte più grande dell'unità di misura dello strumento, cioè il centimetro. In altre parole 12,3 è il rapporto tra la lunghezza della penna e la lunghezza dell'unità di misura.
Alcune osservazioni:
Un sistema di unità di misura definisce quali sono le unità di misura da utilizzare per le varie grandezze. Ad esempio il tempo deve essere misurato in secondi (non in ore), la potenza in Watt (non in cavalli) e così via. Queste convenzioni sono utili perché:
Il sistema di misura adottato universalmente è il Sistema Internazionale. Sono definite sette unità di misura fondamentali:
grandezza | nome | simbolo |
---|---|---|
lunghezza | metro | m |
massa | kilogrammo | kg |
tempo | secondo | s |
intensità di corrente | ampère | A |
temperatura | kelvin | K |
quantità di sostanza | mole | mol |
intensità luminosa | candela | cd |
Le altre unità di misura si derivano da quelle fondamentali.
Quando il valore numerico di una grandezza è molto grande o molto piccolo conviene usare multipli o sottomultipli dell'unità di misura, indicati con un prefisso.
fattore di moltiplicazione | nome | prefisso |
---|---|---|
1012 | tera | T |
109 | giga | G |
106 | mega | M |
103 | kilo | k |
10-3 | milli | m |
10-6 | micro | μ |
10-9 | nano | n |
10-12 | pico | p |
In elettronica le grandezze verranno spesso espresse usando la notazione1) ingengneristica, con multipli e sottomultipli che corrispondono a 10 elevato a un multiplo di 3. Nelle calcolatrici scientifiche il tasto EXP significa 10 elevato alla… (quindi premendo 2 EXP 3
si sta esprimendo il numero 2000), in informatica si ottiene lo stesso effetto con la lettera “e” (quindi 2e3 significa 2000). Ricordiamo allora dalla matematica che:
`10^0=1`
`10^1=10`
`10^2=100`
`10^n=1` seguito da n zeri
`10^-1=1/10^1=0,1`
`10^-2=1/10^2=1/100=0,01`
`10^-n=0,` n-1 zeri e poi un 1
Una misura è:
Tutte le misure sono inevitabilmente affette da errori, dovuti:
E' possibile ridurre gli errori - ad esempio usando uno strumento più preciso - ma non eliminarli completamente.
Alcuni errori possono essere facilmente evitati - ad esempio quelli dovuti a uno strumento guasto o inadatto, o alla scarsa abilità di chi lo usa - altri meno. Si distingue tra:
Quando è possibile gli errori sistematici vengono corretti; altrimenti vengono espressi per indicare la precisione della misura. In ambito tecnico/scientifico l'indicazione della precisione è fondamentale per decidere se considerare valida o utile una misura. Nella vita di tutti giorni invece questa indicazione viene omessa perché si dà per scontato che lo strumento abbia una precisione adatta allo scopo. Ad esempio la bilancia del fornaio sarà meno precisa (ma più economica e pratica) di quella del gioielliere perché un errore di un grammo è tollerabile per il primo e assolutamente da evitare per il secondo.
La precisione di una misura viene indicata con:
Per indicare la precisione di una misura si indica l'errore assoluto dopo il valore misurato. Ad esempio:
l1 = 100 ± 1 mm
errore assoluto | Ea = 1 mm |
errore relativo | Er = 0,01 |
errore relativo percentuale | Er% = 1% |
Il valore misurato è 100 mm e l'errore assoluto è 1 mm. Questo significa che il valore vero è compreso nell'intervallo tra 100 - 1 e 100 + 1, cioè tra 99 e 101 millimetri. Non è mai possibile conoscere con esattezza il valore vero; tuttavia, usando uno strumento più preciso, si può ridurre l'intervallo in cui è contenuto.
Gli errori relativo e relativo percentuali sono usati per confrontare la precisione di questa questa misura con altre. Consideriamo le due misure:
risultato della misura | errore assoluto | errore relativo | errore relativo percentuale |
---|---|---|---|
l1 = 1000 ± 1 m | Ea1 = 1 m | Er1 = 0,001 | Er1% = 0,1% |
l2 = 5 ± 0,5 m | Ea2 = 0,5 m | Er2 = 0,1 | Er2% = 10% |
Confrontando gli errori relativi notiamo che la prima misura, nonostante un errore assoluto maggiore, è più precisa della seconda. Infatti un errore di un metro su mille è meno grave di un errore di mezzo metro su cinque.
Nelle misure indirette:
Nelle misure elettriche è possibile utilizzare strumenti analogici o strumenti digitali. Le principali differenze tra le due tipologie sono riassunte nella tabella seguente.
caratteristica | strumenti analogici | strumenti digitali |
---|---|---|
indicazione del valore misurato | indice su una scala graduata | numerica su un display |
funzionamento | elettromagnetico/meccanico | elettronico |
alimentazione | dal circuito di misura | a batterie |
per misurare diverse grandezze | uno strumento per ogni grandezza | un solo strumento, il tester |
misurare in continua e in alternata | strumenti diversi | un solo strumento, il tester |
per misurare piccoli o grandi valori | strumenti diversi | un solo strumento, il tester |
In entrambi i casi lo strumento viene inserito nel circuito per effettuare la misura. Il circuito viene quindi modificato per permettere la misura e lo strumento deve alterarne il comportamento il meno possibile3).
Gli strumenti digitali non sono necessariamente più precisi di quelli analogici ma, da quanto visto sopra, è evidente che sono molto più pratici da usare. Per questo motivo in elettronica si fa uso quasi esclusivamente di strumenti digitali, in particolare del multimetro (o tester), uno strumento in grado di misurare più grandezze. Solitamente un tester può misurare:
In alcuni tester sono presenti altre funzioni come ad esempio:
In commercio esistono modelli da molto economici (intorno a 10€) a molto costosi (più di 200€) ma quasi tutti hanno lo stesso aspetto4):
Nella figura si riconoscono:
Delle quattro boccole una è detta comune perché viene usata in tutte le misure (di solito è colore nero ed è identificata dalla sigla COM
); le altre vengono usate in base alla grandezza da misurare (identificata dall'unità di misura). Nelle boccole si inseriscono due cavi (uno rosso e uno nero) che collegano lo strumento al circuito di misura. Il terminale di questi cavi può avere forma diversa a seconda dell'impiego, ad esempio:
Nella figura6) seguente sono rappresentati due puntali:
Un connettore a banana7):
Un coccodrillo8):
Un connettore BNC9) (cavi coassiali per oscilloscopi, generatori di funzioni):
Le principali caratteristiche di uno strumento digitale sono:
Altre caratteristiche importanti sulle quali per semplicità sorvoliamo sono la sensibilità, la prontezza, l'impedenza di ingresso.
Prima di effettuare una misura bisogna impostare il selettore e collegare opportunamente i cavi rosso e nero.
La posizione del selettore va scelta considerando:
Il cavo nero va sempre nella boccola COM (comune), quello rosso invece va inserito nella boccola contrassegnata dall'unità di misura della grandezza da misurare10).
Queste operazioni non vanno svolte frettolosamente perché un'errata impostazione dello strumento darà luogo a una lettura errata o peggio porterà alla rottura dello strumento11).
Per misurare la tensione tra due punti di un circuito occorre:
Questo tipo di collegamento, illustrato dalla figura 17 è detto in parallelo, che in elettronica significa sottoposto alla stessa tensione. La tensione ai capi dello strumento è infatti la stessa che c'è tra i due punti del circuito.
Questa misura è la più semplice perché può avvenire senza interrompere il funzionamento del circuito.
La misura di corrente è più complicata di quella di tensione perché per collegare lo strumento è necessario interrompere il funzionamento del circuito. Per misurare la corrente che attraversa un componente bisogna:
Questo tipo di collegamento, illustrato in figura 18, è detto in serie, che in elettronica significa attraversato dalla stessa corrente. Nello strumento infatti passa la stessa corrente che attraversa il componente.
Per misurare la resistenza di un conduttore è sufficiente collegare i suoi morsetti ai terminali del multimetro.
L'oscilloscopio è uno strumento che permette di visualizzare su uno schermo la forma d'onda di un segnale di tensione, cioè osservare come cambia la tensione nel tempo. Nello schermo, rappresentato schematicamente dalla figura 23, è presente una griglia dove le divisioni orizzontali rappresentano un intervallo di tempo, impostabile con la manopola Time/div, e quelle verticali un valore di tensione, impostabile con la manopola Volt/div.
Con l'oscilloscopio è possibile anche effettuare delle misure, tuttavia bisogna distinguere tra:
Pur non potendo considerarli strumenti di misura è il caso di accennare alle due tipologie di generatori tensione che si utilizzano nei laboratori di elettronica.
L'alimentatore stabilizzato genera una tensione continua, cioè il cui valore non cambia nel tempo. Gli alimentatori sono utilizzati per alimentare i circuiti o come riferimenti di tensione. A seconda del modello è possibile che la tensione sia regolabile o che si generi più di una tensione.
Il generatore di funzione genera una tensione che cambia nel tempo secondo una legge ben precisa e produce un segnale cosiddetto periodico che si ripete ad intervalli regolari detti periodo. Nei generatori di funzione è possibile regolare l'ampiezza del segnale, la forma d'onda (rettangolare, triangolare o sinusoidale) e la frequenza, cioè l'inverso del periodo13).
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