Gli effetti dell'elettricità sono noti fin dall'antichità: il nome stesso deriva dalla parola elektron (ambra in greco) perché sfregando questo materiale era possibile produrre effetti elettrostatici (ad esempio attirare capelli). Fino al 1800 però non ci sono stati grandi progressi nello studio dei fenomeni elettrici. La svolta avvenne con la pila di Volta (1799), il primo vero e proprio generatore capace di mantenere una corrente per un tempo non trascurabile. In seguito sono stati studiati i fenomeni elettromagnetici e grazie a questi è stato possibile generare grandi quantità di energia (con le dinamo e gli alternatori) per far funzionare i primi impianti elettrici destinati all'illuminazione. Sempre sfruttando l'elettromagnetismo sono stati realizzati i primi motori elettrici, aprendo la strada ad un nuovo utilizzo dell'energia elettrica: la forza motrice.
Le prime applicazioni nel campo dell'elettronica e delle telecomunicazioni sono state il telegrafo, che trasmetteva informazioni usando il codice Morse attraverso un cavo, il telefono e le trasmissioni via onde radio (i primi esperimenti di Marconi sono del 1897). I primi componenti propriamente elettronici - le valvole termoioniche - arriveranno pochi anni dopo. Questi componenti erano in grado di amplificare un segnale e permisero la realizzazione delle prime radio.
I componenti elettronici che utilizziamo oggi - quelli a semiconduttore - vennero introdotti dopo la seconda guerra mondiale. In un primo momento i transistor soppiantarono le valvole poi, con l'avvento degli integrati e dell'elettronica digitale, cominciò un periodo caratterizzato da enormi progressi e una rapidissima diffusione dell'elettronica.
Della distinzione tra elettronica ed elettrotecnica si è già detto nell'unità 2. A sua volta è possibile suddividere le applicazioni elettroniche tra:
Le grandezze elettriche principali - carica, tensione, corrente e resistenza - sono già state esposte nell'paragrafo 1 dell'unità 2.
Un circuito (o rete elettrica) è un percorso chiuso formato da conduttori di resistenza trascurabile e componenti. In genere i componenti hanno due morsetti; in questo caso vengono detti bipoli. Nelle unità 2 e 6 abbiamo visto alcuni componenti fondamentali. In questa unità esamineremo il funzionamento dei circuiti che li utilizzano.
Per studiare il funzionamento di un circuito si ricorre a degli schemi elettrici, cioè a delle rappresentazioni semplificate dei circuiti veri e propri. Questi schemi mettono in evidenza:
Tutte le altre informazioni (dimensioni, aspetto, ecc.) non vengono considerate. In questi schemi:
I simboli grafici principali sono illustrati nella figura seguente:
dove 1 e 2 sono generatori di tensione, 3 un conduttore di resistenza R, 4 un condensatore di capacità C, 5 un induttore di induttanza L, 6 un interruttore e 7 un diodo.
A titolo di esempio lo schema seguente mostra il circuito di una torcia elettrica composto da un generatore di tensione (una batteria), un interruttore e un conduttore di resistenza R (la lampada).
Lo studio dei circuiti elettrici e dei metodi per calcolare le correnti e le tensioni nei vari componenti sarà affrontato nella materia Elettronica ed Elettrotecnica in terza. In questo paragrafo anticiperemo qualche argomento per comprendere - almeno superficialmente - il funzionamento di alcuni semplici circuiti che utilizzeremo in corso d'anno.
Per comprendere il funzionamento dei circuiti elettrici è necessario conoscere le seguenti definizioni:
Osservazioni:
La figura 4 è un esempio di rete elettrica con tre punti elettrici, due nodi, tre rami e tre maglie1).
Spesso negli schemi vengono indicate anche le correnti che circolano nei vari rami; ognuna viene individuata dalla lettera I con un pedice che serve a distinguerla e che in genere corrisponde al ramo in cui scorre.
Nei circuiti in continua con un solo generatore è possibile stabilire il verso di tutte le correnti in questo modo:
Più in generale vale questa regola:
Naturalmente la stessa regola può essere usata per individuare il morsetto + conoscendo il verso della corrente.
E' possibile capire il funzionamento dei circuiti con poche leggi fondamentali:
L'energia elettrica viene distribuita usando:
In entrambi i casi l'utente riceve una tensione alternata con forma d'onda sinusoidale alla frequenza di 50 Hz. La forma d'onda sinusoidale, apparentemente più complicata di altre, è generata direttamente da un alternatore, una macchina che trasforma energia meccanica in elettrica2). La legge che descrive una tensione sinusoidale è la seguente:
`v(t) = V_(MAX) sen (omega t + phi)`
e il suo andamento nel tempo è rappresentato in figura 11b.
I termini che compaiono nella formula hanno questo significato:
Nell'espressione della tensione mancano due grandezze molto importanti:
Ricapitolando la tensione che troviamo in ogni presa di un sistema monofase ha queste caratteristiche:
I sistemi in alternata sono molto importanti in elettrotecnica dove la produzione, distribuzione e gran parte dell'utilizzazione dell'energia avviene in questa forma. In elettronica la situazione è più complessa:
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