NB I riferimenti al testo riguardano la sezione 19A.
Il trasformatore è una macchina elettrica statica1) in corrente alternata che:
Questo avviene praticamente senza perdite.
Solitamente un trasformatore è utilizzato per ottenere un valore di tensione diverso da quello disponibile e per questo può essere considerato una specie di “adattatore” che permette di collegare una sorgente di energia ad un utilizzatore che funziona a tensione diversa.
I trasformatori sono fondamentali nel campo dell'elettrotecnica, tanto che gli impianti elettrici sono in alternata proprio per permetterne l'utilizzo, ma vengono usati anche in elettronica, prevalentemente negli alimentatori (sia lineari che switching). Nella produzione e distribuzione dell'energia elettrica i trasformatori permettono di impiegare i valori di tensione e corrente più opportuni. Infatti per una maggiore efficienza degli impianti è meglio avere alte tensioni e basse correnti così da:
Allora dove è necessario trasportare grandi quantitativi di potenza per lunghe distanze, si utilizzeranno sistemi in alta tensione (>200 kV) o media tensione (20 kV) mentre le utenze utilizzeranno sistemi a bassa tensione (230-400 Volt).
Esistono varie tipologie di trasformatore:
La figura 2 mostra lo schema di principio di un trasformatore monofase. Si tratta di una macchina molto semplice composta da:
Osserviamo che:
Alimentando il primario con tensione alternata si manifesta una tensione anche nel secondario ma di ampiezza diversa. Il funzionamento si basa sul fenomeno dell'induzione:
Osserviamo che:
Il trasformatore ideale differisce da quello reale per:
A vuoto, cioè senza un carico in uscita, non c'è corrente al secondario mentre al primario scorre una corrente di magnetizzazione che ha un valore trascurabile perché la tensione indotta eguaglia (quasi) quella dell'alimentazione. In queste condizioni vale9):
`K=V_1/V_2=N_1/N_2=m`
dove K, detto rapporto di trasformazione, è il rapporto tra i valori efficaci delle tensioni al primario e al secondario e m, detto rapporto spire, è il rapporto tra i rispettivi numeri di spire.
Applicando un carico si ha una circolazione di corrente al secondario che ha un effetto smagnetizzante, cioè tale da diminuire il flusso. Il flusso però non può cambiare (il suo valore dipende solo dalla tensione applicata al primario) e per compensare l'effetto della corrente del secondario viene richiamata altra corrente al primario. Questa quota di corrente, che si somma a quella di magnetizzazione, ha un valore non trascurabile legato al valore della corrente di secondario ed è detta detta corrente di reazione. A carico la corrente del primario vale:
`I_1=I_(mu)+I_1'~~I_1'`
dove Iμ è la corrente di magnetizzazione e I1' quella di reazione e le correnti di primario e secondario stanno in rapporto inverso rispetto alle tensioni, cioè:
`I_2/I_1~~I_2/I_1'=m`
Queste relazioni sono in accordo con l'ipotesi di trasformatore ideale, secondo la quale:
`S_1=V_1 I_1 = V_2 I_2 = S_2`
per cui la potenza in ingresso è uguale a quella di uscita.
Per finire osserviamo che:
Premessa: Il trasformatore reale non si discosta troppo da quello ideale; le perdite infatti sono contenute (il rendimento è sempre maggiore del 90%) e flusso disperso e corrente a vuoto sono praticamente trascurabili in un uso normale. Per questo, considerate le finalità di questa materia, possiamo limitarci al caso del trasformatore ideale e fornire solo brevi cenni sullo studio del trasformatore reale.
Il trasformatore reale viene studiato attraverso un circuito equivalente che non rappresenta il circuito vero e proprio del trasformatore ma ne simula il comportamento. Il circuito equivalente di figura 5 contiene sei componenti passivi che rappresentano i fenomeni che avvengono nei trasformatore reale, indicati nella tabella seguente:
componente | valore | reale/fittizio | significato | effetto |
---|---|---|---|---|
R1 e R2 | basso | reale | resistenza dei due avvolgimenti | cadute di tensione ed effetto Joule |
Xd1 e Xd2 | basso | fittizio | reattanze di dispersione dei due avvolgimenti | cadute di tensione e flusso disperso10) |
Ra | elevato | fittizio | resistenza equivalente del circuito magnetico | perdite nel ferro per isteresi e correnti parassite |
Xμ | elevato | reale | reattanza induttiva del primario | corrente di magnetizzazione del trasformatore |
Osserviamo inoltre che:
Il circuito equivalente del trasformatore può essere studiato scrivendo le equazioni del primario e del secondario e rappresentando le varie grandezze con dei diagrammi vettoriali (si usa il metodo simbolico). Questo studio permette di valutare esattamente il comportamento del trasformatore a vuoto e a carico, in particolare determinando la variazione della tensione V2 in funzione del carico.
I parametri del circuito equivalente possono essere stabiliti in fase di progetto o ricavati da un trasformatore reale con due prove al banco11):
Nella distribuzione dell'energia elettrica si impiegano trasformatori trifase, a tre colonne con tre avvolgimenti primari e tre secondari. Il loro comportamento è simile a quello dei trasformatori monofase (vengono studiati considerando una sola fase).
Gli autotrasformatori hanno una solo avvolgimento con una presa centrale per ricavare il circuito secondario da una parte del primario. Rispetto a trasformatori sono più piccoli, hanno un rendimento maggiore e spesso permettono la regolazione della tensione di secondario (quando la presa centrale è mobile) ma la mancanza di isolamento tra primario e secondario ne limita l'uso a casi particolari.
I trasformatori di isolamento hanno rapporto di trasformazione unitario e sono usati per disaccoppiare un carico dalla sorgente di energia elettrica per motivi di sicurezza. Infatti in caso di guasto a terra di un apparecchio alimentato dal secondario non può circolare corrente perché il secondario non è collegato a terra.
I trasformatori di misura sono piccoli trasformatori usati per misurare tensioni (TV) o correnti (TA) molto elevate con strumenti normali. Funzionando a vuoto (lo strumento praticamente non assorbe potenza) e conoscendo il rapporto di trasformazione è possibile risalire al valore elevato di tensione o corrente misurandone uno più basso e moltiplicandolo per K0.
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