Gli amplificatori operazionali (OP-AMP, operational amplifier) sono dispositivi integrati analogici utilizzati come elemento attivo base nei circuiti analogici, sia lineari che non lineari. Sono usati ad esempio nella:
Sono caratterizzati da un basso costo e ottime prestazioni e devono il loro nome al fatto che sono stati inizialmente impiegati per realizzare somme, moltiplicazioni, integrazioni, ecc. nei calcolatori analogici. Internamente sono amplificatori a più stadi con accoppiamento in continua e alimentazione duale (+VCC, -VCC).
Gli OP-AMP possono essere considerati come componenti ideali con cui realizzare circuiti il cui comportamento dipende dai componenti passivi esterni ad essi collegati. Questa particolarità, insieme alla retroazione, permette di realizzare applicazioni dal comportamento particolarmente stabile.
In figura 1 è rappresentato il simbolo dell'amplificatore operazionale. Si riconoscono1):
-
e quello non invertente col +
L'OP-AMP si comporta da amplificatore differenziale:
`v_o=A_v(v_+ - v_-)=A_v v_i`
dove:
Osserviamo che:
+
e segno opposto di quella applicata all'ingresso -
)Nelle applicazioni che seguono tratteremo l'OP-AMP come un componente ideale con:
La figura 2 rappresenta circuitalmente questo modello (con e senza le due resistenze).
Le ipotesi fatte sull'amplificatore operazionale ideale hanno importanti conseguenze:
Per utilizzare l'OP-AMP come amplificatore di tensione - e per le altre applicazioni lineari - è necessario inserire l'operazionale in un circuito con retroazione negativa; questo permette:
Le due configurazioni principali con retroazione negativa sono quella invertente e non invertente. In entrambe il segnale in uscita viene riportato in ingresso (retroazione) nel terminale -
(negativa).
Nella configurazione invertente (figura 3):
-
+
è a massa-
attraverso la resistenza RsSi dimostra facilmente che il guadagno di tensione ad anello chiuso vale:
`A_(vf) = - R_f/R_s`
La resistenza di ingresso dell'amplificatore invertente vale:
`R_(\i\f)= R_s`
La resistenza di uscita dell'amplificatore invertente vale:
`R_(of)=0`
Osserviamo che:
-
è una massa virtuale, nel senso che pur non essendo collegato a massa il suo potenziale è zero perché vi vale zeroNella configurazione non invertente (figura 4):
-
-
è collegato a massa attraverso la resistenza R1+
Si dimostra facilmente che il guadagno di tensione ad anello chiuso vale:
`A_(vf) = 1 + R_2/R_1`
La resistenza di ingresso dell'amplificatore non invertente vale:
`R_(\i\f)= oo`
La resistenza di uscita dell'amplificatore non invertente vale:
`R_(of)=0`
Osserviamo che:
Un caso particolare della configurazione invertente è quello che si ottiene ponendo:
`R_2=0 quad , quad R_1=oo`
In questo caso il guadagno di tensione vale uno mentre le resistenze di ingresso e di uscita mantengono il loro valore ideale. Il circuito così ottenuto (figura 6) viene chiamato inseguitore di tensione (voltage follower) perché la tensione in uscita è uguale a quella in ingresso. Questo circuito viene usato come buffer (o adattatore di carico) e permette di collegare tra loro circuiti con bassa resistenza di ingresso e alta resistenza di uscita senza attenuare la tensione4). Oltre a questo l'inseguitore di tensione è in grado di erogare in uscita una corrente maggiore di quella in ingresso; il suo guadagno di corrente, e di conseguenza quello di potenza, è maggiore di uno.
L'OP-AMP ha bisogno di una alimentazione per:
In genere l'alimentazione è duale e simmetrica rispetto a massa (figura 9). I valori di +VCC e -VCC limitano superiormente e inferiormente l'ampiezza del segnale in uscita che, solitamente, è ulteriormente diminuita di 1÷2 Volt.
Nonostante questo:
Dalla configurazione invertente è possibile ricavare un circuito sommatore la cui tensione in uscita è una combinazione lineare degli ingressi. Nella figura 10 è rappresentato un circuito sommatore a tre ingressi dove:
-
+
è collegato a massa-
attraverso tre resitenze R1, R2 e R3Si dimostra che la tensione in uscita vale:
`v_o=-R_(f) (v_1/R_1 + v_2/R_2 + v_3/R_3)`
Come si vede, nel caso più generale, la vo è una combinazione lineare dei tre segnali v1, v2 e v3 “pesati” secondo le tre resistenze R1, R2 e R3. Se poi si pone:
`R_1=R_2=R_3=R`
si ottiene:
`v_o=-R_(f)/R (v_1 + v_2 + v_3)`
e la vo diventa la somma, amplificata e invertita, dei tre segnali in ingresso. Infine se tutte le resistenze hanno lo stesso valore la tensione in uscita diventa:
`v_o=-(v_1 + v_2 + v_3)`
Osserviamo che:
Combinando insieme la configurazione invertente e non invertente è possibile realizzare un amplificatore differenziale che amplifica la differenza tra i segnali su due ingressi5).
Il circuito dell'amplificatore differenziale è rappresentato in figura 14b; osserviamo che:
-
+
attraverso il partitore costituito da R1 e R2-
attraverso la resistenza R3Se studiamo il circuito con la sovrapposizione degli effetti otteniamo due circuiti corrispondenti alla configurazione invertente e non invertente, come rappresentato nella figura 15. In particolare:
Sommando i due effetti, si ottiene:
`v_o=v_1 R_2/(R_1 + R_2) (R_3 + R_4)/R_3 - v_2 R_4/R_3`
Se poi si pone:
`R_2/R_1=R_4/R_3=A_d`
si ottiene:
`v_o=A_d(v_1-v_2)`
dove Ad è il guadagno differenziale.
Osserviamo che:
`R_1=R_3 quad , quad R_2=R_4`
Gli amplificatori differenziali sono utili per:
Il testo propone come esempio il ponte di Wheatstone (figura 18), impiegato nelle misure di resistenza quando è richiesta una grande precisione. In genere viene utilizzato per misurare una delle quattro resistenze conoscendo le altre tre. Il procedimento è il seguente:
Rispetto agli altri metodi la misura con ponte di Wheatstone presenta:
La misura la tensione con un amplificatore differenziale permette di:
In un amplificatore operazionale ideale l'uscita vale zero se ai due ingressi è presente lo stesso segnale (figura 22a). In un OP-AMP reale invece la tensione in uscita non è nulla ma vale:
`v_o=A_(cm) v_(cm)`
dove Acm è il guadagno di modo comune e vcm è il segnale applicato ai due ingressi detto tensione di modo comune. Questo fenomeno è indesiderato e viene valutato confrontando il guadagno di modo comune con quello differenziale Ad - praticamente uguale al guadagno ad anello aperto Av - che si può calcolare con il circuito di figura 22b, dove la tensione di modo comune è nulla6).
Si definisce rapporto di reiezione di modo comune il rapporto, solitamente espresso in decibel, tra i due guadagni:
`CM\R\R=A_d/A_(cm) quad , quad CM\R\R_(dB)=20 log {:A_d/A_(cm):}`
Un buon amplificatore operazionale avrà un CMRR elevato.
Per esprimere le caratteristiche degli amplificatori operazionali reali e quantificare quei fenomeni che trascuriamo nel componente ideale, definiamo alcune grandezze, la prima delle quali è il CMRR visto nel paragrafo precedente.
Un operazionale reale non ha resistenza di ingresso infinita e in entrambi gli ingressi scorrono delle correnti di polarizzazione non nulle. Il valore di queste correnti è in genere trascurabile; nell'ordine dei nA per gli integrati a BJT come il 741 o addirittura dei pA per gli integrati con lo stadio di ingresso a JFET come il 355.
Si definisce corrente di polarizzazione di ingresso (input bias current) la media delle correnti nei due ingressi:
`I_B=|I_(B+)+I_(B-)|/2`
La corrente di offset (input offset current) è invece la differenza tra le due correnti:
`I_(\O\S)=|I_(B+)-I_(B-)|`
Le correnti di polarizzazione provocano delle cdt sulle resistenze del circuito che rendono i potenziali dei due ingressi diversi tra loro. L'effetto è quello di una tensione applicata tra i due ingressi che rende la tensione di uscita diversa da zero anche in assenza di segnali in ingresso, come mostrato nella figura 23c, dove VO è la tensione di offset in uscita. Per mitigare questo fenomeno è bene limitare il valore della resistenza sul ramo di retroazione (meno di 300kΩ) ed eventualmente cercare di annullare la tensione tra i due ingressi come illustrato nella figura 27 7).
Un buon operazionale reale deve avere una corrente di polarizzazione bassa e corrente di offset bassa (correnti quasi uguali per nei due ingressi).
Anche trascurando gli effetti delle correnti di polarizzazione la tensione in uscita di un di un operazionale senza segnali in ingresso non è nulla; in pratica le asimmetrie presenti nell'integrato portano l'uscita in saturazione. Per giustificare questo fenomeno si immagina che all'ingresso non invertente sia presente un generatore la cui tensione VOS è chiamata tensione di offset in ingresso. Questa tensione può essere valutata aggiungendo un vero generatore e regolandolo in modo da annullare la tensione in uscita, come mostrato in figura 25. La tensione di offset in uscita può essere annullata collegando un trimmer tra due ingressi dell'operazionale (figura 26) ma la compensazione è solo parziale perché sia la tensione di offset in ingresso che la corrente di polarizzazione cambiano con la temperatura (si parla di deriva termica).
La tensione di offset in ingresso è influenzata anche dalle variazioni della tensione di alimentazione. Per tenere conto di questo fenomeno si usa il rapporto di reiezione dell'alimentazione (power supply rejection ratio o supply voltage rejection ratio) così definito:
`PS\R\R=(Delta V_(C\C))/(Delta V_(O\S))`
Anche questo rapporto è spesso espresso in decibel e deve essere il più alto possibile.
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